DIARIO DI BORDO
Alla connessione di due calmi affluenti di un placido e largo fiume, un ponte connette una riva ad un'altra.
Quando lo superate la consapevolezza che il vostro viaggio sta per finire.
Un bel sentiero di montagna ora vi porta, seguendo il fondo valle, ad attraversare picchi e vette, un forte eco fa risuonare le vostre parole...e quelle di altri, pezzi di storie o di un'unica storia che si confondono rimbalzando da una roccia ad un’altra...ascoltate!
L’enciclica Laudato Sì di Papa Francesco è un invito a cambiare sguardo, prospettiva. Il nostro percorso è iniziato avvicinandosi e guardando più da vicino la crisi che caratterizza il nostro presente: una crisi ecologica, ambientale e sociale. Abbiamo visto che questioni come l’inquinamento, l’importanza dell’acqua, la perdita di biodiversità, il deterioramento della qualità della vita dell’uomo e l’iniquità sociale riguardano tutti noi. La proposta che ci viene fatta consiste nell’allargare lo sguardo: partire dal proprio piccolo, dalla propria città, per arrivare al pianeta che abitiamo, a chi mi sta accanto, a chi vive dall’altra parte del mondo e a chi arriverà nel mondo dopo di me.
Suolo, acqua, montagne, tutto è una carezza di Dio. (LAUDATO SI' n°84)
Tutto è in relazione, e tutti noi essere umani siamo uniti come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio, legati dall’amore che Dio ha per ciascuna delle sue creature... (LAUDATO SI' n°92)
Una maggiore scarsità di acqua provocherà l’aumento del costo degli alimenti e di vari prodotti che dipendono dal suo uso. (LAUDATO SI' n°31)
L’idea attorno alla quale si sviluppa l’enciclica di Papa Francesco è l’ecologia integrale, intesa come ambientale, economica e sociale: un approccio nuovo, che guarda alla casa comune e all’essere umano in modo olistico, coinvolgendo tutte le loro diverse dimensioni. In questa logica, l’uomo è parte integrante della natura e dell’ambiente. Ecologia integrale, appunto, e non più frammentata, seguendo la linea del prevenire piuttosto che curare, perché cercare unicamente il rimedio vuol dire separare ciò che nella realtà è un tutt'uno.
Il progetto del Papa nasce dal desiderio di unire la famiglia umana attraverso il confronto, per ricercare uno sviluppo sostenibile e integrale, dove tutti noi, “come fratelli e sorelle in un meraviglioso pellegrinaggio”, siamo chiamati a vivere come protagonisti di questo cambiamento, a prenderci cura gli uni degli altri e della casa comune, a cambiare prospettiva e a dare una direzione al nostro stile di vita, perché “non ci sarà una nuova relazione con la natura senza un essere umano nuovo” (LAUDATO SI' n° 118). Va da sé che la relazione con l’ambiente non può essere considerata a prescindere da quella con le altre persone e con Dio. Noi siamo in una comunione universale con i fratelli e tutte le creature. All’interno di questa unione, siamo tutti partecipi e non possiamo più vivere nell’indifferenza, negando il problema. Tutto questo comporta un’uscita dall’individualismo mettendo al centro la crescita della persona e non solo i nostri progetti. Significa lasciarci provocare dalla domanda: cosa è importante per me e per la casa comune?
L’intenzione di Papa Francesco è ben lontana dal voler dare un set preconfezionato di risposte e soluzioni. Il desiderio di fondo è quello di dare degli strumenti, di dare il via a nuovi processi, in modo che ciascuno possa mettere in atto delle piccole rivoluzioni quotidiane, agendo da fratello/sorella e da custode, per chi ci sta accanto adesso e per chi verrà.
In questa ultima tappa de La Cerca dei 100 Giorni è stato chiesto ai partecipanti di scrivere insieme un’unica storia, partendo da un paragrafo introduttivo scritto dall’Equipe. Lo scopo è quello di sentirsi connessi gli un agli altri, scrivendo ognuno il suo pezzo di storia, rimanendo aderenti e rispettando la trama sviluppata, e avendo cura non solo di inserire nello scritto la parola scelta dalla squadra precedente, ma anche di lasciarne una per la squadra successiva.
Una storia di cui tutti siamo stati autori e destinatari e in cui abbiamo avuto cura di ciò che abbiamo ricevuto e lasciato in eredità.