Da quasi tre anni fa parte della nostra fraternità. Tutti noi ci siamo accorti di lui nella prima settimana dell’ottobre 2018. Con i giorni di san Francesco, fra Scoiattolo ha riconosciuto il convento come casa sua. L’abito è perfetto, su misura, sempre in ordine, marrone di primo autunno. Come sua cella ha scelto il vecchio pino del chiostro sul lato novizi. Le notti lo accolgono sul penultimo ramo, un braccio verde e delicato che accarezza il campanile. Sembra lui il sacrista che suona le campane per l’Angelus e le Messe.
Nel corso della giornata chissà quante volte fra Scoiattolo sale e scende per quel tronco così rugoso. Ma il pino è compiaciuto, sorride per le sue corse indiavolate. Fra Scoiattolo ha capito che al mattino dopo le 7.30 la caffetteria è libera e indisturbata. Così il piccolo roditore mediterraneo, lo "Sciurus vulgaris", attraversa il chiostro, balza sul davanzale della finestra e si cala sulla fratina ottocentesca. Trova il barattolo di vetro dei dolci aperto. In meno di dieci minuti consuma la sua colazione: gli occhi puntati su tutte le direzioni e le zampette che ruotano i biscotti in bocca. Sappiamo tutti e nessuno lo dice che dentro la comunità lui ha trovato un complice. Sotto il calorifero accanto alla porta della caffetteria ogni mattina tre o quattro noci sono pronte e ben nascoste. Lui sa. E dopo la rosicchiatura dei biscotti, a puntate, una per volta, rapina le noci e scappa a nasconderle. Le rintracciamo per caso dappertutto. Dentro i vasi nella sacrestia vecchia, sotto i fiori del chiostro, anche dal refettorio dei poveri e persino in confessionale. Abbiamo contato sessanta siti-nascondiglio. Durante il giorno quando la chiesa osserva gli orari di chiusura e non ci sono fedeli sul piazzale, allora fra Scoiattolo se ne impadronisce. Misura il piazzale con le sue corse a zigzag e con piccoli sussulti elettrizzati. Annusa tutto e con le zampettine su quella statua, graffia pietre e erba. Pulisce e gioca. Ogni tanto si arresta, ritto come una sentinella d’altri tempi, sospettoso di ogni minimo rumore, con la eccessiva coda mostrata come una bandiera. Felice nella sua solitudine.
Quando fra Scoiattolo sale sulle spalle del fratello pino appena dopo Natale, non scende più fino alla novena della festa del santuario il 25 marzo. Forse sono le rondini a dare la sveglia al piccolo eremita che sverna nel chiostro.
Dalla sorpresa (uno scoiattolo in giro per il convento!) alla irritazione (noci da tutte le parti e sottrazione sistematica di biscotti!) all’accoglienza fraterna. Così i nostri atteggiamenti condivisi per fra Scoiattolo. Lui non osserva la Regola bollata di san Francesco. E’ la Regola di tutti i francescani e noi confessiamo di osservarla zoppicando. Fra Scoiattolo mette in atto una Regola che Francesco di Assisi aveva offerto al alcuni frati, la ”Regola degli eremi”. Una Regola libera, impastata di silenzio e solitudine, altezze contemplative e gratuità, poche cose e custoditi da altri fratelli. E lui è così quotidianamente. Lo vediamo: piccolo eremita di Francesco tra noi.
Non disturba mai: il silenzio è la sua voce e il suo stile; silenzio quando fa colazione, silenzio sull’albero, silenzio quando corre per i corridoi e il chiostro e sul piazzale del santuario.
Vive della nostra carità, biscotti e noci; non sciupa niente, sa gustare le cose e le sa mettere da parte con risparmio per il tempo del suo svernare. Forse è debole di memoria, lascia le noci in troppi siti e molte non le ritrova più.
Scala il suo albero come volesse scalare il cielo, abitare le nuvole e le stelle, raggiungere il Volto del Creatore. Per questo il nido lo ha costruito il più alto possibile. E lì le sue notti e i suoi mesi invernali ‘contemplativi’. Noi frati della Regola bollata ci fermiamo al primo ramo qualche volta raggiungiamo il secondo. Non riusciamo a fare il ‘nido’ alle altezze di fra Scoiattolo.
Lui sa vivere dell’essenziale. Un braccio di pino per casa, tre biscotti a colazione, una noce a merenda.
Quando è seduto, sembra in coro; ben fermo, le zampettine congiunte davanti al musetto, come raccolte in preghiera, gli occhi fermi e ben aperti come a leggere i salmi.
Non sta in mezzo alla gente, si ritira sugli alberi. Dall’alto guarda, ascolta, capisce, sembra condividere. Certo quando sotto gli alberi del piazzale si raccolgono i bambini per giocare, lui gioisce e scende fino al ramo più basso come per salutarli e magari giocare insieme.
E nei lunghi tramonti estivi, durante le ferie agostane, fra Scoiattolo si attarda nei pressi della grande statua di bronzo di san Francesco accanto alla portineria del convento. Fino a notte sale e scende su quella statua, si siede sulle spalle, gli graffia la barba, si arrampica lungo il cingolo, lo guarda negli occhi, ci sono anche noci ai suoi piedi. Fra Scoiattolo, su quella statua, è il frate più felice, libero, grato di questo mondo.
Non cambiare convento, fra Scoiattolo, eremita di Francesco e nostro.
Fra Alberto Tosini